Il circo milanese oggi è quasi scomparso nella memoria comune e collettiva, e certamente è scomparso e invisibile come manufatto. Sopravvive a tratti nella memoria erudita e più ancora rimane come fatto fondativo di una parte di città. Progettare nella zona del circo, nella zona più importante del circo trasformata prima in sede del più grande monastero femminile di Milano, il Monastero Maggiore, quindi quasi completamente distrutta dai bombardamenti alleati del 1943, vuol dire farsi carico della storia di quel luogo. Il circo è contenuto nella città contemporanea come le linee su un palmo di una mano. Capire la romanità di Milano, studiare i punti di conflitto tra la città antica e la città moderna, vuol dire lavorare e progettare cercando di riconsiderare le zone archeologiche della città non come ferite, ma come parte concreta della città attuale.
Un progetto per una zona così densa di testimonianze e di storia deve porre in primo piano la lezione dei monumenti e insieme confrontarsi con le implicazioni civili che costruendosi instaura rispetto alla città contemporanea, per migliorarla, attraverso la ricchezza e il senso evocativo delle opere antiche.

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